Capitolo 137

Non ho le parole adatte per iniziare a parlare di un capitolo come il 137. Densissimo di eventi gestiti magistralmente, ritmo narrativo incessantemente elevato, tematiche di una sorprendente maturità e, inutile sottolinearlo, importanza cruciale ai fini della trama. Insomma, quello del mese corrente è un capitolo incredibile, sicuramente uno dei migliori di tutta l’opera.
Le cose di cui parlare sono tantissime, e non credo di essere in grado di trattare adeguatamente e/o completamente gli infiniti spunti narrativi (e meta-narrativi) che Isayama ci lascia nelle 45 tavole, ma farò del mio meglio per restituirvi un quadro quanto più decentemente accurato sullo stato di Shingeki no Kyojin al capitolo 137.

Ah sì, questa è un’analisi di un capitolo di SnK. Una vera analisi scritta, come non succedeva dal capitolo 130. Purtroppo per me, stavolta non potevo sottrarmi a questo tanto sofferto cimento com’è mio solito fare (chi è più stagionato in questi lidi saprà che non ho esattamente un buon rapporto con la realizzazione di testi del genere), effetto collaterale dei capitoli 11/10 (e del finale incombente).
Purtroppo per me.

PREMESSA (AKA il solito disclamer che riscrivo ogni volta un po’ per sgranchirmi le dita un po’ per fare il simpatico): come tutte le altre, anche quest’analisi presenta una suddivisione degli argomenti in paragrafi, sia perché così potete rintracciare subito i topic che vi interessano maggiormente, sia perché in tal modo posso flexare dando titoli strani/meme/nonhocapitoperché a suddetti paragrafi. Da notare come il concetto di “rintracciare i topic interessati” stia al “dare nomi di non immediata comprensione ai paragrafi” come la Russia sta al pluralismo politico.

Fine dei preamboli, partiamo con l’analisi.

— 42 —

Qual è lo scopo della “vita”? Che senso ha vivere?
Sono questi i binari su cui si muove il dialogo iniziale fra Zeke ed Armin, due personaggi con prospettive diverse del mondo, plasmate da vite completamente differenti, ma al contempo uniti da una comune sensibilità per la realtà circostante.
Il confronto scorre senza attrito, come se fosse il flusso di pensieri di un’unica mente pensante, che nel suo processo di elaborazione mette al vaglio osservazioni razionali e percezioni personali. Anzi, possiamo andare oltre, ed affermare che è lo specifico flusso di pensieri di una specifica mente, ovvero quella dell’autore, Hajime Isayama.
Difatti, è impossibile non pensare come quel caldo venticello, quella lettura in un giorno di pioggia e quella passeggiata insieme a degli amici provengano dalla reale esperienza di vita di una persona vera. Immagino che chiunque stia leggendo questo post abbia degli analoghi ricordi, dei momenti di un lontano presente dalla nulla importanza materiale, ma che rivivrebbe all’infinito tale è il loro valore affettivo. Così è anche per Hajime Isayama, che prima di essere il creatore de L’Attacco dei Giganti è una persona con il suo vissuto personale, la sua visione delle cose. Nella prima parte di questo capitolo quello che leggiamo non è solo un dialogo che porta avanti la trama, non è solo lo sviluppo finale di uno dei temi principali del fumetto, ma è soprattutto un’autentica riflessione fatta dalla persona di Hajime Isayama.
Qual è lo scopo della “vita”? Che senso ha vivere?
Isayama cerca di rispondere a queste domande nella maniera più cristallina ed onesta possibile, senza mai scadere in facile e superficiale retorica.
La vita è un organismo il cui unico scopo è un’infinita espansione anelante.
Vivere è fatica, morire è liberazione.
Ma nonostante questo, la vita è un dono che vale la pena accettare per quegli unici, irripetibili, fugaci momenti di calore che ci fanno inaspettatamente trovare un motivo per far parte di quell’infinita espansione. Un motivo per cui siamo nati in questo mondo.
Isayama è sempre stato un autore “presente” nella sua opera in varie formule, principalmente tramite la costante onestà e trasparenza con cui intreccia le fila della narrazione, ma mai prima d’ora avevamo assistito ad un momento così intimamente personale. Mai avevamo visto Isayama così nitidamente all’interno del suo fumetto.
Un fumetto che sta per finire.
Mi mancherai.

— Primo giorno sulla Terra —

Zeke è morto.
Non è una cosa che ci ha stupito, anzi. Ormai è sin dal capitolo 122 che reputo la sua fine solo questione di tempo, l’unico dubbio che rimaneva era sul “quando”. Ad essere onesti, neanche su quello avevo così tanti dubbi all’epoca, pensando che Isayama non avesse più nulla in serbo per il personaggio (se non un saluto finale prima della buonanotte) e che quindi non avrebbe aspettato molto per concluderlo. In questo momento siamo arrivati al terzultimo capitolo, il 137: abbiamo dovuto aspettare 15 mesi per vedere il completamento narrativo di Zeke. Ma ne è valsa la pena.

“Che splendida giornata.
Se solo me ne fossi accorto prima…
Beh, dopo tutti gli omicidi che ho commesso…
Forse chiedo un po’ troppo.”

Nelle sue ultime parole c’è tutta la consapevolezza che una persona può avere su di sé e sulle proprie azioni.
Zeke è perfettamente cosciente di tutto ciò che sta succedendo, di tutto ciò che è stato e di tutto ciò che sta per accadere. Il confronto con Armin gli ha permesso di mettere a fuoco un orizzonte che già poteva scrutare, portandolo ad una completa accettazione di sé e del mondo.
Sa che ha trascorso la sua vita inseguendo un piano che non si avvererà mai, ma non se ne pente, rimanendo fedele alle sue motivazioni.
Sa che per soddisfare i suoi obiettivi ha ucciso centinaia di persone, prendendosi piena responsabilità di ogni singola vita strappata.
Sa che, nonostante tutti i dolori provocati dai genitori, è grazie a loro che è venuto al mondo, ed è dunque grazie a loro che ha potuto fare esperienza di tutti quegli istanti che hanno reso la sua vita degna di essere vissuta.
Ed è così che il bambino prodigio può scaricare tutti i fardelli gravanti sulle sue spalle sin dalla prima infanzia, deporre la missione di salvare il mondo e riuscire, per la prima volta nella sua vita, a godersi realmente quei fugaci momenti di calore di cui la vita fa dono.
Dopodiché, la morte. Fredda, istantanea, intransigente.
Credo che sia la fine più romantica ma al contempo brutale di tutto il fumetto.

— Gas gas gas —

Paragrafo non inizialmente preventivato, la cui esistenza è dovuta ad alcune cose che ho letto sull’internet (anche nell’ambito della Locanda) circa il capitolo in generale.
Nello specifico, faccio riferimento a molti pareri secondo cui il 137 sia un capitolo rushato o sbrigativo. Personalmente, non sono d’accordo per niente con questo pensiero, al contrario credo che il capitolo abbia una gestione incredibilmente armonica ed equilibrata, andando dritto al punto senza sprecare nessuna tavola o pannello.
Difatti, possiamo notare che il capitolo 137 è deputato a svolgere una specifica funzione di trama nel contesto della battaglia finale, che è quella di far accadere gli eventi preparati dal capitolo 136. Guardando la questione da più in alto, possiamo notare come tutto il volume 34 (capitoli dal 135 al 139) finora sia stato costruito scientemente da Isayama in modo da dividere l’azione narrativa fra i vari capitoli:
– capitolo 135: inizio della battaglia, introduzione dei task da svolgere (per esempio far esplodere la nuca ad Eren o salvare Armin) al fine di superare lo scontro;
– capitolo 136: riposizionamento dei personaggi in modo che ognuno di essi possa portare a termine uno dei task (o un sotto-task) precedentemente introdotti;
– capitolo 137: tutti i personaggi portano a termine i task a cui sono stati assegnati, facendo sì che la battaglia si concluda.
Pertanto, dal mio punto di vista, giudicare il capitolo 137 come troppo veloce è abbastanza fuori luogo, sia in virtù dello scopo per il cui il capitolo stesso è stato progettato (che ripetiamo essere quello di far accadere le cose), sia di tutta la costruzione narrativa “edificata” dai capitoli 135 e 136.
Fine del paragrafo. A proposito di cose rushate e sbrigative, quanto si nota che questo “paragrafo” l’ho scritto controvoglia in 20 minuti netti?

— 4 fanfiction —

Finalmente, il paragrafo delle previsioni. Dico “finalmente” perché voi potreste aver saltato tutto il resto ed essere arrivati qui a costo zero, ma io invece mi sono dovuto accollare sequenzialmente tutte le pippe di tutte i paragrafi precedenti (le analisi non si scrivono da sole, purtroppo).
Ok, lo ammetto: potrei avere una certa preferenza per questo paragrafo rispetto a tutti gli altri. Capitemi però, sono le cose che scrivo qui quelle che mi permettono di flexare maggiormente.
A patto che riesca a beccare le previsioni, ovviamente. Ora che ho scritto queste cose, sento che farei una discreta figura dimmerda se nemmeno una delle ipotesi nel seguito risultasse essere corretta. Vabbè, in tal caso posso usare la tattica del comico dicendo “eheheh io ve l’avevo detto”. Tutto calcolato.
A parte i meme e le paraculate e le paraculate meme, direi che è il caso di iniziare a scrivere qualcosa di serio su Shingeki.
In questo paragrafo vorrei concentrarmi sul destino di alcuni personaggi il cui futuro prossimo non è particolarmente immediato da immaginare. Quindi, quei personaggi che dovrebbero fare altro, ma il cui ruolo è ancora oscuro. Cercheremo di delineare i loro ultimi sviluppi, gli ultimi momenti di vita narrativa: praticamente, dove Isayama vuole andare a parare con la costruzione dei personaggi di cui parleremo.
Piccola precisazione prima di partire: in generale, ogni previsione non corretta, con il senno di poi, risulta essere una supercazzola più o meno fondata. Ebbene, le previsioni che ho scritto stavolta sono tali che, se si rivelassero non (sufficientemente) corrette, risulterebbero essere così supercazzole da sfociare nell’ambito della fanfiction. La paraculata di prima prende tutto un altro significato ora, vero?

– EREN
Questo capitolo vede la conclusione della battaglia contro Eren: la sua nuca è stata fatta esplodere, il suo corpo nuclearizzato dalla trasformazione di Armin e la marcia si è fermata. Ho letto molti pareri secondo cui il nostro protagonista potrebbe essere morto in seguito a tutti i boom kaboom subiti, ma onestamente credo che questa ipotesi sia molto poco plausibile. Difatti, c’è la necessità di uno step finale per chiudere il personaggio di Eren, l’ultimo tassello del suo sviluppo narrativo. Credo che sia abbastanza lampante ed universalmente condivisibile l’osservazione che tale “pezzo” mancante sia legato al rapporto con Armin e Mikasa.
Le due parti hanno ancora moltissimo da dirsi a vicenda, specialmente Eren e Mikasa il cui rapporto è particolarmente in bilico sia per il “distruttivo” modo in cui si è concluso il precedente confronto fra i tre, sia per l’attenzione che Isayama ha più volte posto sui veri sentimenti che Eren proverebbe per Mikasa (mi riferisco ad Eren che a Marley chiede quasi esplicitamente a Mikasa cosa provi per lui, e allo stesso Eren che prova a capire la natura dell’interesse dell’Ackerman parlando con Zeke). A tal proposito, non dimentichiamoci della sciarpa di Mikasa, oggetto che dovrà avere una funzione narrativa importante. Anzi, mi correggo: una funzione narrativa importantissima. Difatti, dal mio punto di vista, lo snodo finale del rapporto con Mikasa si baserà proprio su quest’oggetto e alla “mitologia” che vi gira attorno. Mi aspetto un esplicito richiamo al capitolo 50 (quello in cui Eren usa per la prima volta il potere del Progenitore toccando il gigante di Dina) nello specifico, alle parole con cui Eren risponde al ringraziamento di Mikasa di averla avvolta nella sciarpa:
“Lo farò ancora… ancora ed ancora. Per sempre.”
Non trovate che sia molto calzante con l’attuale situazione di una Mikasa che non riesce/vuole indossare la sciarpa? Da notare che a sua volta quel momento richiama il flashback del primo incontro fra i due, contenuto nel capitolo 6. Insomma, un momento che racchiude il fulcro del loro rapporto.
Detto ciò, passiamo ora ad allargare il nostro obiettivo includendo anche Armin nel quadro degli eventi. Vogliamo trovare una delle possibili strade che Isayama potrebbe percorrere per concludere il rapporto del trio, cioè la relazione esistente fra i tre personaggi di Eren, Armin e Mikasa.
Su questo punto in realtà non ho ipotesi solide, ma soltanto una certa pippa mentale super citazionista (spero che almeno apprezzerete la fantasia).
La prima cosa che mi viene in mente è richiamare un importante episodio del capitolo 11, il primo momento di vera coesione e vicendevole comprensione di Eren, Mikasa ed Armin nel gestire una situazione avversa. Per contestualizzare il ragionamento, faccio un breve riepilogo dello specifico evento a cui mi sto riferendo (se avete già inteso dove voglio andare a parare, potete leggere le prossime righe con la mente su “off”). Sotto le accuse di essere un mostro, Eren è tenuto sotto scacco da dei soldati del Corpo di Guarnigione, terrorizzati dal suo potere da gigante. La prima idea che ha Eren per sciogliere la situazione è quella di fuggire, scappare verso Shiganshina per arrivare alla cantina di Grisha. Mikasa insiste di non poterlo lasciare andare da solo e quindi di volerlo seguire. Armin è impotente, l’unica cosa che può fare è ripensare a tutti i momenti passati in compagnia dei due: se davvero Eren e Mikasa fuggiranno, allora quelli che sta vivendo sono gli ultimi istanti in cui i tre amici d’infanzia saranno insieme (con annesso pannello very toccante che ti fa pensare “oh man, questa cosa è fatta per essere ripresa alla fine”). Ma in realtà, Eren sa che la soluzione da lui proposta è irrealistica e che la crisi può essere risolta in maniera molto più ragionevole. Quindi Armin parla con il corpo di Guarnigione, Pixis interviene dando fiducia ad Eren eccetera eccetera.
Torniamo al presente (e su “on” con la mente).
Se Eren fosse davvero sconfitto, allora risulterebbe essere circondato ovunque da “nemici”, messo all’angolo dal mondo intero con a suo “sostegno” solo Armin e Mikasa (“sostegno” inteso come “appoggio emotivo”. Ovviamente anche gli altri allegri amichetti si possono dimostrare vicini ad Eren, ma è indubbio come Mikasa ed Armin siano in assoluto le persone con più remore nel prendere un’azione decisa contro di lui).
Direi quindi che la corrente situazione “materiale” è piuttosto compatibile con quella del lontano capitolo 11, a parte per le opzioni di Eren e per la gravità della crisi, chiaramente.
Pertanto, possiamo dire che esistono gli estremi affinché Isayama possa richiamare quel momento, proporre un parallelo con quell’apparente fine del rapporto fra i tre contestualizzandola negli eventi attuali e dandole la forma di un vero finale (finale per il rapporto fra i tre non per l’intero manga, ovviamente).
Dove potrebbe portarci concretamente l’ipotesi che stiamo vagliando? Credo che siamo tutti concordi nel dire che non esista modo in cui Eren possa uscire pulito da quello che ha fatto. Anche Armin e Mikasa lo sanno. Anche Eren stesso lo sa. Nessuna argomentazione di Armin potrà essere in grado di scagionare il responsabile del massacro di gran parte dell’umanità.
Così come ho avuto modo di ripetere a più riprese, la mia personale ipotesi è che Mikasa uccida Eren. A sostegno del mio pensiero porto una singola “prova narrativa” (non perché non ce ne siano altre, ma perché al momento è la motivazione più forte che mi passa per la testa): la riflessione di Reiner del capitolo 133:

Reiner: “se fossi io [se Reiner fosse Eren], probabilmente… vorrei che qualcun altro prendesse il potere del Progenitore al posto mio. E se non fosse possibile, vorrei essere fermato. Da qualcuno.”
*inquadratura su una Mikasa confusa*

Ah sì, in tutto questo non scordiamoci che nel confronto finale fra i tre ci deve essere uno spazio appositamente dedicato per le cose EreMika di cui abbiamo sopra. Beh che dire, il finale degli EMA sembra essere piuttosto trafficato.
Ovviamente, tutto il discorso che abbiamo fatto riguarda il completamento del rapporto con Armin e Mikasa necessario per chiudere Eren, ma la fine narrativa del protagonista deve necessariamente trattare anche altri specifici elementi di trama. Più in dettaglio, nella conclusione di Eren devono essere presenti:
– collegamenti ad Ymir (con cui ora sembrano essere bff);
– dettagli su Histroia e sulla sua gravidanza;
– elementi che ci possano ricollegare al famigerato sogno del capitolo 1. A tal proposito, notiamo esplicitamente che il luogo del delitto, l’albero sulla collina fuori le mura di Shiganshina, viene rievocato da Armin in questo capitolo. Mi verrebbe da dire che è proprio una grande coincidenza. A tre capitoli di distanza, oltretutto. Assurdo.

Come possono tutti questi elementi accostarsi omogeneamente fra di loro? Anzi, saranno proprio questi gli elementi che vedremo per chiudere Eren?
Boh. Non ne ho idea. Siamo già andati un bel po’ oltre i ragionamenti ragionati sfociando nell’ambito della speculazione a cavallo fra citazionismi incredibili e fanfiction un po’ melense.
Andiamo avanti.

– LEVI
Un imprevedibile quanto telefonatissimo sviluppo di trama squassa questo capitolo: Levi uccide Zeke. Così, di botto. Del tipo che si fionda su di lui e lo ammazza con un colpo secco. In una pagina Zeke è vivo, in quella dopo è mortissimo. Zssssssssk.
Devo ammettere che dopo il capitolo 136 iniziavo a crederci di meno, considerando la riflessione che aveva fatto Levi sul ruolo dell’armata ricognitiva. Sembrava in effetti essere giunto alla conclusione che strappare vite è un obiettivo non appartenente all’armata ricognitiva, e quindi alla realizzazione che uccidere Zeke era una sua personale ossessione.
Dunque, per quale ragione non assecondare la prospettiva appena maturata, ma continuare a farsi guidare dal proprio tormento?
La risposta a questa domanda sta proprio nella domanda stessa. Levi è, così come tutti gli altri “figli” di Isayama, un personaggio con una caratterizzazione “tridimensionale”, umanamente sfaccettata. Per quanto forte potesse essere l’epifania, l’intenzione di uccidere Zeke aveva strabordato i confini del semplice “soddisfacimento di una missione”, andando persino anche oltre al desiderio di vendetta: come già detto, Levi nutriva una vera e propria ossessione nei confronti della sua nemesi, non dissimile da quella di Erwin per la cantina.
Uccidere Zeke era un prurito insopportabile, Levi non poteva ignorarlo anche se avesse voluto. E dunque finalmente l’ha fatto: Levi ha ucciso Zeke.
Ed ora?
A parte il materiale risultato dello stop della marcia (cosa irrilevante per la nostra discussione, Levi avrebbe comunque voluto ammazzare Zeke), cos’ha ottenuto Levi dall’uccidere Zeke? Lo abbiamo già (indirettamente) scritto prima: niente.
Credo che questa risposta costituirà il punto conclusivo della caratterizzazione di Levi, cioè, il capire per diretta esperienza che lo strenuo inseguimento di una vana ossessione non porti a nulla. Notiamo che sarebbe uno sviluppo finale piuttosto calzante anche perché richiamerebbe la fine del personaggio di Erwin. Infatti, l’ex comandante finisce il suo ciclo narrativo riuscendo a comprendere la vera natura dei suoi “desideri” e quindi a metterli da parte, sacrificandosi per il bene comune e morendo ad un passo dal traguardo. Si può anche dire che Levi abbia “ereditato” la sua ossessione da Erwin, e dunque la conclusione che abbiamo appena descritto è più che consona per il capitano badass più fanfictionato dal fandom.
A proposito di fanfiction, notare che anche in questo paragrafetto siamo abbondantemente sfociati in quell’ambito. Bravo Sensei.

– YMIR
Sì, anche Ymir deve essere conclusa.
Nel corrente volume 34 la progenitrice è stata incredibilmente esposta a livello narrativo, sia per l’importanza avuta nel plot, sia per il focus sulla sua caratterizzazione. Andando nello specifico, in questo capitolo Isayama si sofferma a più riprese sulla “persona” di Ymir, esplicitandone i rimpianti verso il mondo materiale ed il “volere qualcosa” dai suoi discendenti eldiani. Il dado è tratto: la progenitrice necessita una degna conclusione.
Non riesco ad immaginare modi specifici in cui verrà gestita la questione di Ymir, ma non posso non collegarla alla soluzione finale del problema dei Giganti: se davvero alla fine vedremo i Giganti scomparire, allora questo evento sarà strettamente connesso alla conclusione della persona di Ymir.
“E grazie al cazzo”, si potrebbe dire.
Ok, visto che non ho detto niente di interessante, vi concedo una vera piccola previsione (no scam): che sia Ymir la responsabile dell’incontro di Zeke ed Armin con gli amichetti ex shifter? Notiamo infatti la presenza della dea nella scena: certo, potrebbe essere stata inserita solo per esplicitare meglio lo spiegozzo di Armin/Isayama, ma potrebbe anche essere un gancio verso uno sviluppo dell’immediato futuro, oltre che fornire una motivazione un po’ più solida del perché Armin e Zeke incontrano quegli allegri signori poco vivi.
Fine paragrafetto. Per mia fortuna stavolta è stato breve e poco fanfictionoso. Evviva.

– REINER
Infine, come non pensare anche al nostro amato secondo protagonista del fumetto?
Con abnegazione ed eroica determinazione, Reiner sta trattenendo il “centipede” fuoriuscito dalla spina dorsale del Coso Gigante, affinché questi venga travolto dall’esplosione di Armin. Domanda: riuscirà il nostro eroe a sopravvivere alla deflagrazione?
Come potrete capire dal solo fatto che abbia dedicato uno spazio apposito per Reiner, la mia risposta è sì, Reiner sopravvivrà.
Ma c’è un ma.
Facciamo un passetto indietro. Come ho già avuto modo di ribadire più volte in svariate sedi (analisi scritte, live e discussioni sparse sull’internet) io mi aspetto che, come chiusura narrativa del personaggio, Reiner riesca finalmente a trovare la morte, venendo riconosciuto come un “eroe” dall’opinione pubblica (o da “una” opinione pubblica. Insomma, da un bel po’ di gente, cosa non difficile in un mondo in cui l’umanità è stata praticamente decimata). Il motivo per cui una conclusione del genere sarebbe calzante è così lampante nella costruzione del personaggio, che preferisco evitare di spendere troppe parole in merito (in brevissimo: tanta voglia di vivere + le sue ingenue fantasie da bambino. Per maggiori approfondimenti si rileggano i capitoli del suo flashback e le ragioni saranno più che cristalline) e passare subito al fulcro del discorso. Com’è evidente, la situazione in cui si trova al momento Reiner è compatibile con quella della “morte eroica” di cui sopra, MA manca qualcosa. Manca quel poco in più affinché il suo sforzo possa essere incoronato, ed il suo sacrificio possa essere riconosciuto dal mondo (o da quel che ne resta) in modo tale che il vice comandante dei guerrieri possa essere definitivamente consacrato come eroe.
Osservazione: in questo momento Reiner si trova da solo assieme alla testa mozzata del Gigante di Eren. Vi suona familiare?
La possibilità esiste: Isayama potrebbe rievocare la suggestione visiva della statua di Heros facendone un “live action” con protagonisti Reiner e la testa di Eren gigante.
Oltre ad esistere, la possibilità è anche ben concreta considerano che la necessità di avere un vero Heros è uno dei pilastri su cui si poggia narrativamente l’arco di Marley. In altre parole, la figura di Heros dovrà per forza ricomparire nei prossimi due capitoli, e chi meglio può rivestire tale ruolo se non quell’eldiano che da ragazzino, fra un’umiliazione e l’altra, sognava di salvare il mondo diventando un eroe?
Take away message: Reiner = nuovo Heros fattuale oggettivo.
E dopodiché, il meritato riposo di cui il nostro guerriero ha bisogno.
E di cui anch’io ho bisogno, come avrete notato dal fatto che metà di questo paragrafetto è stato “com’è evidente”.

Fine delle previsioni.
In realtà ci sarebbe un’altra ipotesi di cui vorrei parlarvi, una che riguarda Armin ed è strettamente collegata al finale. Ad essere onesti, è una congettura estremamente diffusa sull’internet, una cosa a cui io non ho mai creduto, ma che ultimamente sto riprendendo in considerazione per un certo motivo (che saluto con grande affetto). Al momento non mi va di metterla per iscritto sia perché non sono ancora sicuro che gli indizi a disposizione siano abbastanza, sia perché sono all’ottava pagina di questo porcoddue di post. Lasciatemi andare plz.

Bene, direi che possiamo chiudere qui l’analisi del 137, il terzultimo capitolo di Shingeki no Kyojin.
Giusto per evitare equivoci, terzultimo capitolo vuol dire che fra due capitoli Shingeki no Kyojin è finito. In altre parole, fra due mesi leggeremo la conclusione del manga “Shingeki no Kyojin – Attack on Titan” di Hajime Isayama, edito da Kodansha dal 9 Settembre 2009.
Mi sono realmente reso conto di questa cosa e delle sue implicazioni solo durante la scrittura del paragrafo delle previsioni: rivolgendomi al futuro del manga, non ho potuto non pensare che sta davvero per finire.
Fra due mesi finirà tutto, ed a prescindere da qualsiasi supposizione chiunque di noi possa fare, è certo che dal 9 Aprile 2021 in poi, sapremo tutto quello che c’è da sapere su Shingeki no Kyojin.
Ora so cos’hanno provato Eren e compagnia nel concretizzare il pensiero di varcare la soglia della cantina.

-Sensei-