Volevo scrivere due paroline fast sul capitolo 138 di Shingeki, giusto per trascrivere ed ampliare tutte le considerazioni che ho fatto nelle 29 live a cui ho partecipato nella scorsa settimana (che sono state davvero 29, non sto esagerando).
Poi però nell’ampliare i pareri dati in live mi sono venute in mente altre cose da dire, che hanno triggerato a loro volta altri pensieri e considerazioni.
Sì insomma, volevo postare uno di quei grossi elenchi puntati che faccio quando non ho sbatti di scrivere tanto, ma le mie intenzioni sono andate ancora una volta in fumo.
Incredibilmente, in 4 anni e mezzo di post su Shingeki, non sono mai riuscito effettivamente ad adeguarmi ai limiti di brevità che io stesso mi auto-imponevo di mese in mese.
Beh, guardiamo gli aspetti positivi: perlomeno questa cosa delle analisi lunghissime sta per finire. Non so voi, ma io la vedo come una vittoria assoluta.
Ok, direi che è il caso di iniziare a parlare di cose serie prima di impantanarci definitivamente nei soliti meme.
Inizierò considerando il capitolo in generale, andando poi nel dettaglio dei singoli oggetti narrativi di cui ho qualcosa da dire (ovviamente, la struttura è sempre la solita con i paragrafetti dai titoli che vogliono dire tutto e niente).
Bando alle ciance.
— Stick vs Rope (ovvero, per quale motivo la battaglia continua) —
Il capitolo 137 sembrava rappresentare la conclusione dello scontro: gli sforzi congiunti e la cooperazione di tutti i soldati e guerrieri (vivi e morti) avevano portato all’esplosione della nuca e del Gigante di Eren. Capitolo 138: la marcia dei colossali è ancora ferma, ma Eren torna alla carica con un prepotentissimo Gigante Colossale ed il centipede continua a fare casini (per inciso, dopo essere sopravvissuto ad una bomba nucleare sul muso).
Se Isayama voleva “solo” mostrare la sconfitta di Eren e del centipede, allora quello che abbiamo visto nel capitolo precedente era abbastanza, non trovate? Da qui, sorge spontanea una domanda: “per quale motivo la battaglia continua?”
Il quesito può sembrare a prima vista banale, ma ad uno sguardo più attento indica la strada per un’interessante prospettiva narrativa.
Partiamo dal caso di Eren, il più facile da trattare perlomeno perché il segmento di battaglia aperto dal 138 si è già concluso. Riusciamo immediatamente a convincerci che lo scontro con Eren è stato “prolungato” affinché fosse Mikasa a dare il colpo di grazia al protagonista, sia per completare il ciclo narrativo del controverso rapporto fra i due, sia in favore dell’evoluzione della stessa Mikasa. Altro importante motivo per cui è stato necessario proseguire la battaglia con Eren: mostrare al lettore il “lungo sogno” di Mikasa (di questo ne parleremo in un paragrafetto verso la fine del post).
Passiamo ora al centipede. A che finalità far sopravvivere il centipede e fargli trasformare tutti gli eldiani astanti in Giganti Puri? Di primo impatto, questo sviluppo mi era sembrato estremamente controverso e nocivo per la narrazione, in quanto mette in una posizione difficile le sorti di alcuni personaggi fondamentali.
Da una parte abbiamo la trasformazione di Jean e di Connie, due personaggi di un certo calibro la cui conclusione, per quanto toccante e romantica, risulta un po’ economica rispetto alla costruzione narrativa dei due (soprattutto rispetto quella di Jean, personaggio di grandissimo rilievo nella prima parte del fumetto).
Dall’altra parte c’è da considerare la trasformazione di Gabi, che è il vero tasto dolente dell’improvviso sviluppo di cui stiamo parlando. Difatti, se nel caso di Jean e Connie l’osservazione fatta è di tipo non qualitativo, per Gabi invece entriamo nella sfera del rigore narrativo. Il problema principale risiede nel rapporto fra Gabi e Falco: il cardine principale di questa relazione risiedeva nella promessa stipulata fra Falco e Reiner nel lontano capitolo 93, rievocata (presumibilmente non a caso) anche pochi capitoli fa, nel 136: “tu salverai Gabi… da questo nostro oscuro destino”.
Capite benissimo che nel momento in cui Gabi si trasforma in Gigante, queste fondamentali parole rischiano di perdere ogni valore in quanto sia nel caso in cui Gabi ritorni umana assorbendo uno dei nove, sia in quello in cui la ragazzina rimanga Gigante, Falco non sarebbe in grado di mantenere la promessa (nel primo caso perché Gabi sarebbe vittima della maledizione di Ymir, nel secondo perché banalmente rimarrebbe un Gigante). Ovviamente, nulla impedisce ad Isayama di far prendere una deviazione inaspettata nella relazione tra i due ragazzini, ma in tal caso ci deve essere una ragione per questa scelta, da contestualizzare bene nel prossimo capitolo (ergo ennesimo nodo grosso da sciogliere nel finale).
Principalmente per questo motivo, in un primo momento la scelta della trasformazione degli eldiani in stile Ragako mi dava abbastanza prurito al cervello: perché complicare in questo modo la narrazione, specialmente ad un capitolo di distanza?
Prima di mettermi a scrivere ero ancora a grattarmi la testa su questo inghippo, ma nel momento esatto in cui ho scritto le prime parole di questo paragrafetto ho posto il problema in un’altra prospettiva
Una delle soluzioni più telefonate a cui si può pensare per superare questo impasse è che i signori divenuti Giganti nel 138, tornino umani grazie ad un qualche deus ex machina.
Le trasformazioni degli eldiani devono avere una qualche conseguenza materiale nella narrazione, caso contrario rappresenterebbero uno sviluppo non necessario ed evitabile. Pertanto, a mio parere l’ipotesi di riportare umani Gabi & co. senza che le trasformazioni di questi siano servite a qualcosa di concreto, non ha senso.
Ciononostante, il pensiero appena esposto si collega in maniera diretta all’idea che mi sono fatto per “risolvere” il problema in esame, che ora riporto senza ulteriori giri di parole: Isayama potrebbe aver fatto trasformare quei certi eldiani in Giganti Puri al fine di mostrare la scomparsa del potere dei Giganti.
Cioè non soltanto quegli eldiani tornerebbero umani, ma anche tutti gli altri Giganti Puri ancora in circolazione riprenderebbero le loro fattezze (come per esempio la madre di Connie). Ciò implica inoltre che i possessori dei nove perderebbero la possibilità di trasformarsi, liberandosi tuttavia del peso della maledizioni di Ymir.
In tal senso, lo step narrativo effettuato dal capitolo 138 servirebbe nel 139 per fornirci la dimostrazione materiale del fatto che il potere dei Giganti in generale sia scomparso senza distinzioni, e quindi l’impiccio creato dal centipede avrebbe una finalità ben precisa, un senso di esistenza e consistenza narrativa.
Ovviamente, ciò non toglie che le modalità in cui sciogliere il potere dei Giganti devono essere ben contestualizzate. Non solo, prendendo in considerazione quanto detto prima su Gabi, se questa dovesse tornare umana per via dello scioglimento del potere, allora uno degli ingranaggi principali nel processo di eliminazione dei Giganti deve essere Falco, che altrimenti non avrebbe fatto nulla per mantenere la promessa (in altre parole, se non fosse lui a salvare Gabi, la promessa perderebbe comunque di senso).
Ragionando su questo impiccio, una cosa naturale che si potrebbe pensare è che il potere dei Giganti potrebbe essere collegato alla vita del centipede. Dunque, se Falco deve avere un ruolo nell’eliminazione del potere, ed il potere può presumibilmente essere sciolto uccidendo il centipede, allora Falco potrebbe avere un ruolo di spicco nell’uccidere il centipede.
Questo pensiero potrebbe anche andare bene, ma bisogna considerare che il coso luccicante è sopravvissuto ad una bomba atomica, quindi Isayama deve trovare un modo abbastanza convincente per mettere in scena la sua eliminazione.
Idea buttata a sentimento: Falco lo porta in volo ad un’altezza elevatissima e lo fa precipitare.
Idea buttata a sentimento MA fanfiction: Reiner deve trattenere il centipede affinché si faccia acchiappare da Falco, quindi deve cadere assieme ad esso, quindi deve morire assieme ad esso.
Concludo questa tristemente lunga sezione riportandovi un pensiero nato da un dialogo con ant. Ad Isayama è piaciuto tanto il finale di The Mist (lo dice in uno dei primi post del suo blog), quindi (semi-SPOILER di The Mist) qualcuno dei Giganti potrebbe essere ucciso prima di tornare umano, cioè alcuni personaggi potrebbero morire immediatamente prima della risoluzione finale del problema.
Jean e Connie hanno già detto le loro ultime parole e sembra che non abbiano più nulla da fare nel manga. In parole povere, non hanno alcun motivo per “tornare”.
A voi le conclusioni, io devo sbrigarmi a finire ‘sto post.
— A Final Waltz (ovvero, il rapporto fra Armin ed Eren) —
Se la relazione fra Gabi e Falco può essere ancora risolta (si veda il paragrafo precedente), non si può dire altrimenti per il rapporto fra Armin ed Eren. Difatti, il capitolo 138 ha decretato la fine di Eren, e con lui anche le speranze dell’illuminante confronto che Armin insegue sin dal capitolo 108. Ahimè, non sapremo mai come Eren avrebbe risposto alla domanda che l’amico avrebbe voluto porgli una volta tirato fuori dal Gigante: “Che cosa ti rende libero?” (capitolo 134).
Considerando il modo in cui il rapporto Armin-Eren si è concluso, in questo momento ad Isayama non rimane che contestualizzare la svolta narrativa della relazione, attestando che le cose fra i due non sono andate bene (la stessa cosa che dovrebbe fare se anche le cose fra Gabi e Falco non andassero bene, come già ho detto nel paragrafo di prima). Osserviamo esplicitamente però che, a differenza di Gabi-Falco, nel caso specifico di Eren ed Armin esiste un importante sostegno narrativo su cui si poggia lo sviluppo finale fra i due. Sto facendo riferimento al capitolo 133, in cui Eren porta nei sentieri Armin e tutti gli altri, in modo da parlare con loro prima dello scontro finale.
Isayama dà la parola ad Armin, Jean, Connie e Mikasa, permettendo loro di svuotare lo stomaco da tutto ciò che avrebbero voluto dire prima al loro amico. In tal senso, il dialogo finale fra tutti i compagni ricercato sia da Armin che da noi lettori, ci era già stato concesso cinque capitoli fa, ma con una conclusione non proprio conciliante.
E così, all’implorazione di Armin di dialogare, Eren risponde: “Finché resteremo fermi sulle nostre convinzioni, saremo destinati a scontrarci. Ci resta solo una cosa da fare… combattere.”
Da questo punto di vista, i cazzottoni finali fra Armin ed Eren prendono un sapore più drammatico, celando uno dei temi fondanti di Shingeki nonché lezione molto cara ad Isayama: la comunicazione fra diversi individui è talvolta impossibile.
Naturalmente, Armin rimane intenzionato fino alla fine di voler dialogare con Eren, ne è prova il suo discorso sul finire del capitolo 134. Non so cosa ci riserverà il 139, ma credo sia doveroso che quelle parole debbano essere riprese proprio in concomitanza della “contestualizzazione” di cui stavo parlando all’inizio del paragrafo. Da notare che suddetta contestualizzazione rappresenterebbe il finale del rapporto fra Armin ed Eren, la risoluzione narrativa del loro rapporto: come ho detto prima i due personaggi hanno avuto modo di parlare nel 133, ma la loro relazione merita una conclusione, allo stesso modo di quella con Mikasa.
— I’ll wait and soon / I’ll see your smile / In our dream —
Passiamo ora a trattare l’argomento più dibattuto del capitolo, ovvero il sogno di Mikasa. Non mi soffermerò sulla natura del sogno in sé, in quanto credo sia abbastanza ovvio che si tratti di una pura fantasia di Mikasa (in caso non fosse chiaro, ant ne ha parlato in un post sia in questa pagina, sia in quella di Instagram). Ciò di cui invece voglio parlare è il modo in cui il sogno potrebbe ricollegarsi a quello fatto da Eren nel capitolo 1.
Partiamo dal principio: perché dovrebbe essere lo stesso sogno? Le Mikasa dei due sogni hanno gli stessi vestiti, gli stessi capelli e dicono le stesse cose, quindi le due situazioni sono di fatto identiche. Pertanto mettendoci nel piano meta narrativo delle intenzioni dell’autore, risulta abbastanza evidente che Isayama, costruendo quella sequenza del capitolo 138, abbia volontariamente rappresentato la stessa Mikasa del sogno di Eren.
Detto questo, arriviamo al punto principale del paragrafo: com’è possibile che Eren veda in sogno le stesse fantasie che ha immaginato Mikasa?
Onestamente, non ne ho la minima idea.
C’è però una strada che si può percorrere per dire qualcosa di sensato, perlomeno più sensato di altro.
La presenza di Ymir al momento del bacio fra Mikasa e la testa di Eren deve avere un qualche significato, così come deve avere un significato il sorriso creepy di Ymir stessa. Pertanto, posto che Ymir è l’unico oggetto narrativo in grado di agire “fuori dal tempo” (perlomeno per quel che riguarda i singoli eldiani), è lecito supporre che il sogno di Eren sia stato “causato” proprio da Ymir, in conseguenza dell’essere stata testimone di quell’evento. In altri termini è come se la progenitrice, colpita emotivamente dalla storia a cui sta assistendo, decidesse di rendere partecipe anche Eren della fantasia di Mikasa, facendogli dono del lungo sogno della loro vita insieme.
Naturalmente, la tavola in questione rievoca un preciso scorcio del flashback di Ymir (capitolo 122, ripreso anche nel 137 in parallelo alle parole di Zeke), e dunque la scena alla fine del 138 rappresenta uno step importante verso la conclusione del personaggio della progenitrice (come detto nell’analisi del 137, ormai Ymir ha una caratterizzazione che deve essere completata). In quest’ottica, il “regalo” del sogno ad Eren sarebbe da contestualizzare come passaggio conclusivo dell’evoluzione di Ymir.
A questo punto è lecito farsi un po’ di domande, prima tra tutte: come potrebbe avvenire materialmente la trasmissione del sogno?
Anche qui, non sono in grado di dare risposte univoche. Ogni qualvolta deve essere messo in scena un elemento “fantasy”, ovvero qualcosa di non appartenente al nostro mondo (come per esempio il meccanismo con cui i giganti vengono creati), Isayama sceglie una rappresentazione “concreta” del fenomeno, legata ad una normale attività della nostra realtà (nel caso dei giganti, una bambina li costruisce materialmente con la sabbia in una dimensione in cui il concetto di tempo non esiste). Pertanto, se davvero è stata Ymir a trasmettere la visione di Mikasa ad Eren, allora credo che la soluzione che ci proporrà Isayama sarà del tipo appena esplicato, qualcosa di “reale” in un contesto non reale.
Per fare un esempio, potremmo vedere Ymir estrarre dalla sabbia un oggetto importante per Eren e Mikasa (così come fa Armin con la foglia nel 137, oggetto che agli occhi di Zeke è una palla da baseball), per poi farne materialmente dono al piccolo Eren del capitolo 1. Ovviamente, non ho nessun elemento su cui basarmi per quanto appena detto, che più che previsione vuole essere un’esplicazione del concetto che voglio passarvi.
Altro spunto su cui riflettere: il discorso che stiamo facendo porta a pensare che Ymir riesca a vedere anche i sogni degli eldiani. In questo caso sfociamo realmente nella speculazione nuda e cruda, quindi non possiamo né confermare né smentire questa osservazione.
In realtà tutto quello che ho presentato per spiegare il sogno di Eren è slegato da cose univocamente determinate, perché di fatto non c’è molto di univocamente determinato riguardo ad Ymir e soprattutto ai sentieri. Si tratta quindi di un modo di unire due eventi della trama (sogno di Eren ed immaginazione di Mikasa) la cui connessione è fattualmente riscontrabile, facendo eco a meccanismi già presenti all’interno del manga che al contrario non sono stati precisati. Difatti, stiamo pur sempre parlando di un non possessore del Gigante dell’Avanzata che riceve una visione da un tempo futuro. Non abbiamo mai visto una cosa del genere prima d’ora, ma in realtà non ci sono reali motivi per buttare quest’ipotesi, considerando la flessibilità dell’oggetto narrativo dei paths. Considerando anche che Eren bambino (senza poteri) ha materialmente quella visione, le cose che possiamo fare sono due:
1) ragionare sul problema prendendo in esame le ipotesi più “concrete”;
2) aspettare pazientemente l’uscita dell’ultimo capitolo di Shingeki per vedere come (e SE) Isayama spiegherà quella cosa.
Sarò onesto: se non avessi dovuto scrivere questo post, avrei sicuramente optato per la seconda opzione.
Basta, ho sproloquiato fin troppo.
Fine dell’analisi del penultimo capitolo di Shingeki. Ci terrei a sottolineare “penultimo”.
Questo vuol dire che il prossimo post lungo che scriverò sarà incentrato sul capitolo finale di Shingeki no Kyojin.
A questo punto, la fine è ormai concreta.
Per riprendere il parallelo della precedente analisi, se il mese scorso avevamo varcato la soglia della cantina, ora abbiamo trovato i diari di Grisha.
Tutto ciò che dobbiamo fare, è aprire la prima pagina.
A voi, fra davvero pochissimo tempo.
-Sensei-